Tuesday, 6 December 2011

PARADISO article on the Italian Newspaper 'Corriere della Sera'

http://roma.corriere.it/roma/notizie/arte_e_cultura/11_novembre_30/irish-film-festa-1902360650853.shtml

ROMA - Così lontana, così vicina. L'umanità, l'apertura verso gli altri. E quella ferita, non ancora completamente rimarginata, la scissione fra cattolici e protestanti. Raduna sempre una grande folla il Festival del cinema irlandese «Irishfilmfesta», proposto dal 2007, ora alla Casa del Cinema, da giovedì 1 dicembre a lunedì 5, con un ospite d'eccezione come Stephen Rea. Se ne ricorderà il ruolo di carceriere dell'Ira nel film «La moglie del soldato», che gli valse la nomination all'Oscar nel '93. Terrà una masterclass dopo la proiezione del visionario «The butcher boy» (inedito in Italia, sabato dalle 16) di Neil Jordan, che lo diresse anche allora: forse il più conosciuto da noi, con Jim Sheridan, dei registi irlandesi.



Il paese Fountain raccontato in «Paradiso»Il paese Fountain raccontato in «Paradiso»
Ponte ideale in una rassegna che proporrà il meglio della produzione recente - lungometraggi, corti in concorso, documentari, anche fiction per la tv - un lavoro dell'italiano Alessandro Negrini (venerdì alle 16, per la prima volta a Roma), trapiantato da lungo tempo in Irlanda. «Paradiso», prodotto dalla Bbc, racconta la battaglia contro la paura - incallita dai tempi dei «Troubles» («disordini», ma è un eufemismo) che hanno infiammato il Nord dell'Irlanda dagli anni '70 - portata avanti da una combriccola di vecchietti decisi a riaprire la sala da ballo della città di Derry. E a coinvolgere i cattolici nelle danze. «Può parere strano - dice Negrini, anche poeta - ma davvero in questa città, come in altre, c'è un quartiere invisibile circondato da un muro di sicurezza che lo separa dalla cittadinanza cattolica. Si cresce con l'idea che l'identità sia data da un nemico da combattere, ma c'è chi, come gli anziani del film, cerca una via d'uscita. Fra i miei protagonisti, tutti reali, non c'è nessun attore. Hanno una grande passione, il tango, che dà il tempo al film e diventa una metafora: quell'andirivieni, senza mai sfiorarsi...».



«The Guard» di John Michael McDonagh«The Guard» di John Michael McDonagh
Come è stato accolto, lei, in Irlanda? «La mia gavetta l'ho fatta, prima bidello, poi clown nelle scuole per pubblicizzare uno sconosciuto circo Tribertis. Ma per me che venivo da Torino è stata una rivoluzione: cammini per strada, e i passanti ti salutano, anche se non ti conoscono».
«Nel ciclo - annuncia Susanna Pellis, direttrice artistica del Festival - si evidenzierà la crescente capacità dei giovani cineasti, privi di una tradizione come la nostra, di confezionare film che sono opere d'arte». Più d'uno si rifà al genere poliziesco, ma non s'immaginino intrecci alla «Seven». Il paradigma è «The guard» (giovedì alle 20.30), opera prima di John Michael McDonagh, fratello esordiente ma già osannato del più noto Martin, campione d'incassi Oltremanica, condito di black humour irlandese, malinconico, ironico, «scorretto». Sul versante della cronaca, ecco «Parked», sabato alle 20.30, sull'amicizia fra un senzatetto e un giovane tossicodipendente, e «The pier» di Gerard Hurley (domenica alle 18.30), accolto in patria con standing ovation, fra i protagonisti Lili Taylor, musa del cinema indipendente americano: un padre e un figlio che torna in Irlanda dopo una trasferta in America. Curiosità: in soli tre giorni è stato girato «The ballad of Des & Mo» (venerdì alle 18), con Kate O'Toole, figlia di Peter, di James Fair docente e sperimentatore che terrà una lezione di cinema.



Laura Martellini

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